Aneddoti sul passaggio di Alan Lomax nel territorio di Locorotondo

 

Immaginate un americano che negli anni 50 comincia a viaggiare per il mondo con la voglia di documentare la vita della gente comune. Questo americano, texano per la precisione, è Alan Lomax, e durante il suo viaggio si ferma proprio qui nella Valle d’Itria. Tutto diventa come una fiaba, a partire dalle mamme che nel silenzio “ancora dondolano i loro bambini e cantano vecchie ninne nanne”.  In una puntata dedicata alla musica folkloristica italiana girata per la BBC,  Lomax racconta che “vede apparire dal territorio verde e dal mare argentato, una distesa di uliveti e di agrumetima quello che più lo sorprende sono le “ centinaia costruzioni in miniatura bianche e brillanti (…)che hanno un’aria magica come se cappuccetto rosso o cenerentola improvvisamente uscissero dalle porticine profonde e basse.” –p. 36

 

Un sera del luglio 1954  il Parroco della Chiesa Vecchia, Don Orazio, aveva avvisato le persone del posto che sarebbe arrivato qualcuno che avrebbe voluto sentirle cantare. Così la sera successiva si organizzò una festa da ballo, a cui partecipò anche Alan Lomax, accompagnato dal Sindaco Mario Conti. Si incontrarono tutti davanti la Chiesa Vecchia di San Marco, e tutti videro questo straniero interessato ai loro canti. Ma ciò che appariva ancora più strano era tutta la strumentazione che portava con se, tanto che la signora Maddalena Valentini detta “Lenoddë a Uallettë, una delle interpreti di quella sera, confessa di non aver capito che la stessero registrando ma riconobbe solamente che “avevano ‘nna mazzë pi nna lambadinë sopë’ (un bastone con una lampadina sopra), non c’era corrente elettrica!”. – p.50

 

Il giorno prima della festa da ballo, organizzata per Lomax, il silenzio delle contrade di Locorotondo viene spezzato da un annuncio. Una voce invitava tutti i cittadini a ritrovarsi il giorno successivo nei pressi della Chiesa Vecchia per un grande evento.  Le persone si affacciarono dai balconi e si sporsero dai campi, tra questi c’era un ragazzino di soli sette anni, Donato Ciccone. Ricorda quel giorno ancora dopo tanto tempo, l’annuncio proveniva da una macchina! “Eravamo convinti che fosse la RAI. Fu per me un evento eccezionale. Mai avevamo sentito una macchina con altoparlanti girare tra le contrade.” – Pag.51

 

La protagonista di questa storia è la signora Maddalena Valentini, una donna normalissima che quando era ragazza lavorava nei campi e, come solitamente accadeva in quei tempi, mentre lavorava cantava. Sessant’anni dopo Massimilino Morabito bussa alla sua porta, sta conducendo una ricerca sui cantanti popolari del luogo e vuole farle sentire una registrazione. L’audio partì e fu subito un’esplosione di gioia, la signora Maddalena esclamò: “mannagghia a chi te vivë chessë sò’ ji!” (mannaggia a chi ti è vivo questa sono io!). Era lei, era proprio sua la voce che sentiva. Sembrava essere tornata bambina, i suoi occhi erano pieni di incredulità e felicità.  Alzò le mani al cielo come a ringraziare Dio per ciò che stava ascoltando. – Pag 57

 

Nelle case rurali della Murgia era molto comune organizzare delle feste da ballo, erano il sito d’incontri dell’epoca, lì si poteva trovare l’amore. Nonostante molte feste fossero a

“a porte aperte”, tutti potevano partecipare, c’erano delle regole precise da seguire. A stabilirle era il mestë ‘i ballë  (il maestro del ballo) che poteva persino decidere per quanto tempo i ragazzi potevano rimanere alla festa. C’era , però, una categoria che non doveva seguire queste regole, erano i musicisti. E allora perché non approfittare? Nelle interviste di Massimiliano alcuni suonatori hanno confessato di aver imparato a suonare uno strumento proprio per poter partecipare a più feste e per rimanere lì per tutta la loro durata. Suonare era la strategia perfetta per conoscere e ballare con più “signorine”. – pag.74

 

La raccolta di materiali sonori e fotografici portata avanti da Massimiliano Morabito ha fatto si che dopo 64 anni un pezzo di storia comune si stata ridata alla collettività , le memorie individuali si sono fuse formando una memoria collettiva preziosa per i cittadini di Locorotondo e non solo. A supportare questa operazione di restituzione  c’è stata anche la volontà di Anna Lomax, figlia di Alan.  “È stato il sogno di mio padre Alan Lomax che le registrazioni e le foto che lui ha fatto in Italia, qui in Puglia con Diego Carpitella, un giorno fossero ritornate nel cuore dei cantanti, dei loro parenti, nel loro paese ed ambiente per ricordo e testimonianza (…) della storia dei loro antenati. Dove non ci sono monumenti in pietra, ci sono questi canti e le immagini dei loro esecutori. È un nostro privilegio (…) aver riunito questa preziosa documentazione al suo luogo di nascita”.

 

Lomax e Carpitella, dopo essere stati nei singoli paesi, mandavano una lettera di ringraziamento ai sindaci, l’unico sindaco ad aver risposto è proprio il  sindaco di Locorotondo, Mario Conti, ringraziando i due studiosi per “gentili espressioni di simpatia manifestate verso questo Comune”.

Conti mostra molto interesse per la raccolta dei canti del luogo, infatti chiese una copia della raccolta su dischi, ma sappiamo se quale fu la risposta del Centro Nazionale di Studi di Musica Popolare, perché molti documenti furono distrutti da un incendio.

I testi sono estrapolati dalla tesi di Laurea in etnomusicologia di Massimiliano Morabito dal titolo “Sessantasei anni dopo Lomax e Carpitella a Locorotondo. Recupero dei materiali e restituzione alla comunità”.