FUNERALI

Estratto dallo scapolo dei ricordi N.17 di Angelo Giorgio Mutinati

 

I funerali erano notevolmente diversi rispetto a quelli attuali.

I funerali erano graduati in funzione del censo del defunto. Vi erano i funerali comuni, i quali, pressappoco si svolgevano nella maniera che vi racconto. Il feretro, giunto in Chiesa, era poggiato su comuni cavalletti, allocati al centro della navata centrale, coperti con panno nero, ed aveva quattro candelieri con candele accese, disposti ai vertici del quadrilatero occupato. Allora, come ho già raccontato, non vi erano i banchi a sedere; le sedie erano ammassate all’interno della porta destra della Chiesa, ed il loro deposito e distribuzione erano curati da “Tonett’ di’ sigg’ “ – Tonetta delle sedie – la quale viveva dell’obolo che i fedeli le corrispondevano al momento della riconsegna.

 

Un solo sacerdote si recava a casa del morto, in occasione del prelievo della salma, e seguiva il corteo dalla casa alla Chiesa. Celebrata la funzione religiosa del commiato, accompagnava il corteo funebre fino alle spalle della Chiesa della Greca, ove avveniva il “visto” – il saluto di condoglianza dei partecipanti, posto ai congiunti del morto -. In genere vi era una sola corona di fiori, o poche; quasi sempre, vi era la banda musicale.

 

Quando il funerale aumentava di classe, in funzione del censo della famiglia del defunto, allora cambiava anche il tenore del funerale. In occasione del prelievo della salma dalla casa, vi si recavano tre sacerdoti, oppure, nel migliore dei casi, l’intero capitolo seguiva il corteo dalla casa alla Chiesa. La cerimonia religiosa era celebrata da tre Sacerdoti, o dall’intero capitolo. In chiesa, la salma, non era più poggiata sui cavalletti coperti con drappo nero, ma, il buon Ignazio il sacrestano, predisponeva, sempre al centro della navata centrale,  “a’ cast’llen’ “ – la castellana -, che era una composizione di cubi e parallelepipedi neri (una specie di mattoni “Lego”); la “castellana” era di altezza variabile in funzione del lusso del funerale, ed aveva numerosissime candele. Non potrò mai dimenticare Ignazio il sacrestano arrampicato su queste strutture imponenti ed impegnato ad accendere e, poi, a spegnere i numerosissimi ceri.